Dimmi cosa mangi e ti dirò se mi piaci.

La città è sempre più piccola e dei quattro locali interessanti dove si bevono liquidi decenti, in tarda serata ne rimangono aperti due. Logico che si facciano brutti incontri.

E’ giusto osservare se alla mia età sia corretto o meno uscire con la stessa compulsione di un tardo adolescente, ma l’essere liberi da certe responsabilità genitoriali può avere qualche vantaggio sulla gestione del proprio tempo.

Passato il periodo delle tribolazioni dopo una storia conclusasi brutalmente, ho iniziato ad uscire con alcune persone e ho scoperto che l’umanità è davvero sorprendente nella sua banalità. Ne ho sempre avuto il sospetto, ma gli zuccheri del vino, se dovutamente assimilati, acuiscono le antenne anche a chi, come me e Homer Simpson, vive in perenne distrazione.

Premesso che, il momento esatto in cui mi sono innamorata del primo uomo che ha saputo mettermi il sale sulla coda è stato quando ad una cena presso un produttore di vini di Duino, questi ha letteralmente sbranato un’enorme ombrina cruda lasciando all’immaginazione ogni considerazione a seguito di tale gesto, da allora non ho mai potuto fare a meno di osservare come certi uomini si comportano a tavola per capirne indole, debolezze e rapporto con le donne.

Ecco una crestomazia di personaggi con i quali ho avuto a che fare durante l’interregno tra una relazione seria e la successiva, e relative abitudini alimentari che se avessi tenuto in conto come si conviene, mi avrebbero privato di  un sacco di risate.

Il cinquantenne cinico: vizioso come pochi, separato e conteso da tutti per la vis caustica con cui osserva il mondo, è un uomo sopraffatto dalle dipendenze (e relativi problemi connessi). Sa parlare di vino, ma ne parla un po’ troppo e a lungo andare stanca. Quando poi inizia a ripetere gli stessi argomenti di sapere enologico convinto che sia la prima volta cui ne fa menzione, è ora di tagliare la corda: è entrato nel loop dell’autocompiacimento, voi ne siete escluse.

Il coetaneo che vive con la mamma: all’inizio divertente e gentile, in realtà si tratta del classico caso di falso mite. Un uomo che alla mia età vive con la madre ha dei seri problemi ad affrontare la vita oltre che pessime abitudini culinarie, dal momento mamma lo ha convinto che un pasto, per essere tale, debba comprendere entrée, abbondante primo, la ciccina col contorno e mi raccomando la frutta a fine pasto. Se contraddetto è capace di gesti non controllabili e sovente pericolosi. Senza rimedio.

L’avvocatino di paese: bel ragazzo, sano e robusto, abituato ad abbondanti pasti semplici e poderosi tipo le pizze della zia nonagenaria e doni dei clienti delle campagne limitrofe, spesso è intimorito dal vissuto di una donna; se questa poi ha moti di emancipazione e propone una cena fuori casa, potrebbe esplodere in moti di sdegno perché poi la gente può credere che stiano insieme, e la nonna non lo sa.  Il genere di uomo che dovrebbe accendere un cero alla Madonna del Guadalupe perché in vita sua si trova di fronte a tanta grazia; e invece.

Il criptogay: la definizione è sufficiente. A tavola cincischia quel poco che c’è sul piatto, e a fine serata potrebbe bere anche un vino al metanolo pur di fare pace con la sua indole ed evitare obblighi di corteggiamento.

L’esotico: bello  dal sapor mediorientale, vive in città da così tanto tempo da aver preso tutti i vizi dei suoi abitanti, tra cui il gusto per i titoli esibiti senza merito e una naturale predisposizione al pettegolezzo all’ultimo sangue. Però da quando è qui, forse a causa delle frequentazioni vantate, sa scegliere il vino giusto da abbinare a piatti leggeri e conversazioni toste.

Il problematico: sulla trentina, anche lui a casa con la mamma, depresso ed estremamente compiaciuto della sua condizione: quanto di più dannoso per una come me. L’ho costretto a maratone culinarie presso trattorie unte gestite da scortesi di professione, godendo della difficoltà manifesta quando introduceva il cibo sfilando il boccone con i denti ed evidente disgusto. Poi mi sono stancata.

Il separato: detto anche il rancoroso, quello che ce l’ha con le donne. Tutte pessime, tutte troppo scollate, hanno addirittura voluto il diritto di voto; recita con cadenza regolare la Massima delle Massime, ovvero che le donne vogliono la parità epperò quando escono con un uomo pretendono la cavalleria. A tavola diceva cose come “mi sciolgo solo dopo la bollicina giusta”. Cassato senza passare dal via.

Varie ed eventuali: il ventenne che ha scambiato la mia cucina per quella di mammà (e io che mi volevo credere come Mrs Robinson!); il giovane dentro che ad ogni uscita costringe a maratone alcoliche nei bar e si pasteggia a noccioline per finire a fare la bava sul divano e risvegliarsi del tutto ignari di come sia stata la serata; lo smargiasso che per far colpo ti porta nella tenuta di famiglia (si può cedere solo dopo aver verificato il contenuto della cantina), il coetaneo professionista legato alla vita di provincia per cui una semplice pizza & birra viene scambiata per una richiesta di fidanzamento grave.

Mai sottovalutare il rapporto che un uomo ha con la tavola. Le mamme dovrebbero insegnarcelo sin da bambine.

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