Enologica2015 dal punto di vista di Franti – parte 1

Settembre, tempo di vendemmia, le scuole ricominciano.

Enologica è iniziata venerdì 18, ma io stavo scaldando i motori dal giorno prima durante il quale mi sono tenuta leggera.
Dunque nel pomeriggio mi sono tirata su come potevo, ho anche messo i sandali con il tacco; sono partita schizzando via perché mi aspettava la degustazione “Montefalco in Bianco. L’altra metà del cielo”, presentata da Antonio Boco.

Una degustazione di bianchi di Montefalco.

All’ora dell’aperitivo!

Un tempismo eccezionale, si vede che l’organizzazione è stata attenta alle esigenze degli accreditati. Stessa euforia cretina di quando hai dieci anni e in città arrivano le giostre.
Arrivo trafelata per la corsa, sudata a causa del caldo e con la faccia che si sta sciogliendo per colpa della crema idratante che non regge gli ultimi scampoli di estate, e mi accomodo accanto a un signore con i baffi, garbato e bonario mentre il top giallo che indosso comincia a cambiare colore perché il mio corpo è arrivato al punto di fusione.

Partiamo con il Grechetto, un vino poco piacione e per questo molto interessante. I sommelier, saggiamente, iniziano a servirci quelle che a giudicare dalla quantità sembrerebbero goccine per il mal di cuore. vengono serviti i primi: Di Filippo 2014 da riprovare, Moretti Omero che è un Grechetto che riesce a essere diverso per ogni bottiglia che assaggio, Poggio Turri interessante. Ma i discorsi tecnici sul vino li voglio lasciare a chi sa parlarne con più pazienza di me.

Finalmente le mie ghiandole sudoripare si calmano, smetto di tamponarmi la fronte come un anziano che aspetta la mano giusta durante la briscola a coppie, mi sento un po’ meno a disagio; saranno i primi assaggi o forse sarà l’autorevolezza che sento di avere grazie alla presenza del compagno di banco che mi trasmette sicurezza per osmosi.

Si passa al Trebbiano Spoletino, naso e papille vengono sollecitati come quando a scuola suona la campanella della ricreazione, ora c’è solo da godersela.

Tra un Perticaia e un Antonelli, porto al naso un bicchiere che non può nascondere un chiaro odore. Io e il mio compagno ci giriamo l’uno verso l’altro, guardandoci intensamente dentro le palle degli occhi. Sono io la prima a parlare: “sì”, e lui risponde sicuro “vero?”; una sintonia da pistoleri, coordinati come nemmeno io e il mio fidanzato durante la consueta e rodata preparazione del pranzo domenicale potremmo essere. Il vino sa di tappo, e lui non esita a farlo presente a uno dei sommelier che trasecola ma non può negare l’odore.
Io, che a parole sono la solita cazzona, ai fatti divento timida come una bimbetta perciò non chiedo un bicchiere di ricambio, e se il mio capo sapesse questo probabilmente non mi farebbe più scrivere per lui.

 

Ma la degustazione continua, fino all’arrivo dell’asso pigliatutto: cantina Tabarrini, Adarmando 2013. Una potenza. Ecco il bicchiere con il quale mi fidanzerò per almeno un trimestre.
Nel frattempo ho spazzolato via quasi tutto, diligentemente.

(continua)

enologica9

Foto di Pierluigi Monsignori e Isabella Ceccarelli
Foto di Pierluigi Monsignori e Isabella Ceccarelli

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