La Fillossera in famiglia

Disclaimer: Questo post pieno di luoghi comuni è in piccola parte autobiografico, mentre il resto è frutto di grandi chiacchierate archiviate nel corso di una lunga serie di confidenze. Data l’onestà con cui è stato trattato il tema, si è resa necessaria la presenza di un altrettanto onesto Sangiovese in purezza in generose quantità. Vi assicuro che nessun Sangiovese è stato maltrattato nella stesura di questo ragionamento. Anzi.

La Fillossera è femmina, fondatrice, si riproduce per partenogenesi, si insedia nella foglia ospite e divora le radici della vite. Non serve aggiungere altro.

o'rourke

È un dato certo e comprovato che nella vita di ognuno si abbia avuto a che fare con la Fillossera.

Pare che il 30% delle separazioni siano dovute all’ingerenza di questo dannoso fitofago.

Alla Fillossera infatti, il legno di casa sua non interessa. Proprio non se lo calcola minimamente. Vuoi mettere quanto sia più gustoso invece, intaccare le radici di una vite lontana da casa, che magari sta tentando di consolidare un bel vigneto?

Dunque è arrivata dall’America ben nascosta in non so quali legnami mascherati da buone intenzioni, sorrisi e cortesia. Ma la vera causa di questo trasferimento è stata la fame, fame cieca. Fame per la sua vite che invece ha scelto di andare altrove a metter su un vitigno e magari fare pure dell’uva buona, nonostante le difficoltà delle stagioni non sempre uguali.

Non importa se sei o no una vite maritata: la Fillossera te la trovi in casa senza capire nemmeno come abbia fatto a entrare. È lì che piomba nel vigneto senza preavviso e ad ogni ora della giornata, sentenzia sulla disposizione dei mobili e il colore delle pareti, controlla cosa-come-in quale quantità stai cucinando, disquisisce amabilmente con il suo vitigno elencando le doti della precedente fidanzata, mentre a te dice che quella dove sei andata a vivere resta comunque la casa di un single, perché nella sua testa il figliolo è sposo solo a mammà  dunque è inutile mettere in cornice le foto del vostro matrimonio, sei e sarai sempre un’ospite. Oppure, dopo essere piombata nel vigneto senza preavviso e ad ogni ora della giornata, si impermalisce per ogni appunto su di lei, e con petulanza verifica se il tutore della sua piccola vite è all’altezza della sua grazia e un po’ si dispiace che l’arbusto scelto non sia quel dottore-ingegnere-professionistaacaso con il  quale la piccina usciva in gioventù ed erano così eleganti insieme; che poi nella vita della provincia denuclearizzata dove la vite vive e lavora, di sicuro avrebbe dato alla Fillossera un certo prestigio.

La Fillossera scava, si nutre della parte più delicata della vite e devasta la quotidianità per incapacità contenitiva della pianta indipendentemente dal suo sesso.

Solo il 10% delle viti attuali sono a piede franco, perché site in terreni non congeniali all’ingerenza del vorace fitofago. Del resto lo avevo premesso: poche relazioni sopravvivono all’ingerenza della Fillossera.

Il resto degli attuali vigneti è tutto a piede americano, ovvero a innesti su radice d’oltreoceano.

Da qui quattro considerazioni:

1) come sempre, in America oltre al buco si fornisce anche la toppa;

2) all’estero sono più moderni e a vent’anni è bene che la vite se ne vada di casa a conoscere il mondo e metter su vigneto;

3) l’innesto te lo fai tu scegliendo con cura il vitigno, e poi col cavolo che arriva un’altra Fillossera a devastare tutto un’altra volta;

4) la Fillossera buona è la Fillossera che se ne sta a casa propria.

Io sono ricorsa ad un innesto, perché le radici erano completamente andate. Ora però sto tirando su una vite sana, vedremo se darà buona uva.

4 Comments
Previous Post
Next Post
Shares