La vita profuma di Carso.

Il solito temporale estivo che tutti aspettano. Pioviggina e sbocconcello schifezze passando dal dolce al salato senza curarmene. In tv c’è Ramsay che impiastriccia una casseruola con troppe salse speziate, dà l’idea che le pietanze cucinate abbiano tutte più o meno lo stesso sapore a causa della senape che mette ovunque.
Spiaggiata davanti al PC in attesa che qualcosa accada, penso.
Fittamente.

C’è stato un tempo in cui io sono stata molto felice.
Quella felicità ha un sapore definito, chiaro e pulito; il sapore dei vini del Carso: Kante, Zidarich, Skerk, Sutor, Radikon quelli a cui sono più legata, e di certo non suonano come parole d’amore.

Ricordo con precisione la voglia di svegliarsi e di buttarsi subito nella vita, un entusiasmo ed una grinta che oggi rimpiango con struggimento, perché non riesco più a provare con limpidezza questo sentimento.
Non esiste nella mia memoria un momento eccitante e nuovo che non fosse sottolineato dalla sapidità di quei vini dai nomi così duri e poco evocativi.

I vini del Carso sono le mie dolcissime, terribili madeleines che mi tengono ancorata a un ideale di pienezza di vita che non riesco più a trovare in alcun vino.
Non c’è nel nuovo lavoro che mi sto costruendo e mi tiene occupata gran parte della giornata, con soddisfazione e patimento. Non c’è nello slancio verso un progetto di vita che vorrei affrontare, che tutti si aspettano e che procrastino con tanti sensi di colpa. Nemmeno le uscite serali hanno quel sapore indefinito dovuto all’improbabilità di certi finali a notte fonda.

Nel bisogno impellente di costruirmi ricordi nuovi, e di legarli ad un nuovo sapore che sia quello ora e per sempre, mi sono concessa la creazione di una minuscola cantinetta che custodisco gelosamente. La presenza del mio passato è in forma di un’unica bottiglia da un litro di Vitovska 2004 selezione di Kante, ed è solo per me. Perché sono presuntuosa, e questo vino parla esclusivamente a me, e mi ricorda che un tempo sono stata molto felice.

Ramsay miscela un’altra salsa a base di senape, mentre io attacco la frittata di patate che mi sono preparata per fermare lo stomaco.

 

 

La splendida immagine in evidenza è opera dell’amico Massimo Boccardini.

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