Noi e i nostri parassiti.

Mi sa che quelli della mia generazione sono soggetti alla Tignola della vite. Che a dispetto del nome evocativo e simpatico, si tratta di un parassita. Sì, la Tignola, un lepidottero grosso così dentro la testa. In realtà il nome scientifico della Tignola è Eupoecilia ambiguella; se si fosse chiamata Eupoecilia chiarissima o Eupoecilia evidente, sarebbe stato più semplice. Ma essendo ambiguella, come le caratteristiche dei soggetti infestanti, può anche essere definita Eupoecilia Marco, Francesco, Giovanni, Laura  o Roberta. La Tignola si insedia in ambienti confortevoli, favoriti da un clima mite e umidità controllata, nelle famiglie mediamente agiate e borghesi in…

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Come far fruttare un dispiacere (il vino c’entra sempre).

Mi stavo preparando per un esame universitario rognoso. Voglia zero e professore imprevedibile, mi trovavo di fronte ai libri di Storia Moderna tentando di memorizzare il paragrafo letto per la ventesima volta. Non riuscivo a ricordare nulla, mentre VideoMusic  in sottofondo mandava in loop il video di Macy Gray che mi diceva di muovermi e fare qualcosa, come pensavo di fare qualcosa se nemmeno ci stavo provando. Frustrante. Molti anni dopo ho assistito ad un concerto di Macy Gray: evidentemente lei qualcosa aveva fatto, dandoci dentro a tutto spiano. Si reggeva in piedi per scommessa, quasi non portava a termine un…

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Piccolo racconto di un pranzo domenicale – storia con morale

Mattinata ventosa, che si fa? Si va a mangiare fuori. Partiamo in tre, meta stabilita: una colorata osteria di Foligno, il titolare è un amico caro. Damiano ci fa una gran festa, la locanda è piena e ci fa sedere accanto ad un tavolo presidiato da cinque persone. Le donne del tavolo vicino al nostro spiccano per bellezza e alterigia, io mi sento quasi in difetto. Quel Damiano che non è altro, per omaggiare questo cognome che porto mio malgrado, inizia a declamare a gran voce le mie presunte qualità di narratrice di bevute, ma io so che questo è…

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Felicità: un bicchiere di vino o fare un bambino.

Un sabato sera in casa con un paio di amiche. Il compagno, che non distingue un vino da due euro da uno che ne costa duecento, si è saggiamente defilato per lasciarmi spazio sufficiente a dare un motivo alla riunione: ho scampato un esame clinico piuttosto fastidioso; devo riprendere le forze e lo faccio bevendo vini del Sud, salentini per la precisione. Negroamaro Doxi Alezio della cantina Coppola a volontà, lo ha portato un’amica, devo prendere energie. Il negroamaro è denso, un balsamo che dà conforto. Abbiamo superato abbondantemente l’età per avere un bambino nel pieno delle nostre forze. Sarà…

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Due o tre cose che ho imparato dalla sua ex.

Mi ci sono voluti diversi bicchieri per arrivarci; del resto si chiama vino da meditazione. E quando un vino lo si definisce così, io me lo immagino nel bicchiere in mano a uno stilita cristiano cencioso ma saggio, mentre se lo beve a sorsini brevi ragionando sulle debolezze umane. Io che stilita non sono (anche se mi piacerebbe tanto diventarlo per comodità: nessun obbligo sociale da assolvere, nessuna ceretta da affrontare a nervi saldi, un unico capo di abbigliamento da declinare in tutte le stagioni, tanto tempo per pensare grattandosi la testa), ci ho messo un bel po’ per dipanare…

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Tignosa e tenace.

La mia autobiografia non autorizzata riporta quanto accadde al 1978. Avevo tre anni da un mese e come di consueto eravamo diretti ad Asiago, a casa dei nonni materni, per festeggiare il Ferragosto con il resto della famiglia. Papà decise di fare una piccola deviazione portando le sue donne a vedere Venezia. Arrivati al Lido, io decisi di fare il bagno. Era estate, c’era l’acqua. Era una richiesta più che ovvia. I miei naturalmente si opposero cercando di farmi ragionare: non eravamo andati là per fare il bagno, inoltre non avevo il costume né l’asciugamano; non c’era tempo e forse…

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Salvare la bottiglia o un’amica?

“Ho fatto il calcolo: è la terza cucina che compro per un altro!” Ci siamo appena salutate e Francesca irrompe nella mia di cucina, con il passo del bersagliere;  il piglio di chi si trova a dover dare risposte all’uomo che non deve chiedere mai . In mano tiene un cesto pieno di avanzi del Natale passato da due giorni. Sospiro. Ho capito che devo tirar fuori dal frigo una boccia superiore. Fortuna ho un Jacquesson Sette-e-qualcosa dalla bollicina potente e finissima: la farò ragionare, vediamo con quale umore uscirà da questa casa. “La prima per Stronzino, la seconda per Babbeo…

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Hard Christmas

Sono lontani i tempi spensierati quando il Natale lo festeggiavo così, senza arte né parte e a rileggermi mi si stringe il cuore, perché allora ero una crisalide e adesso, mentre tutti gli altri si trasformano in farfalla io sono diventata un falenone, e con l’upgrade raggiunto sopravvengono nuove responsabilità, obblighi sociali e tante cose che non ho voglia di fare ma devo. Saranno feste riflessive e intime. Il mio pensiero va al povero Babbo Natale, alla sua malcelata cirrosi. Dovrebbe fare qualcosa anziché sottovalutarla come sempre. Chissà come era da giovane. Lo immagino alto, con i colori del nord: pelle…

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Se la faccia presenta il conto.

Schizzo a matita dell'amico F.S. in arte Sudario Brando, che quei momenti se li ricorda bene perché è allora che ci siamo conosciuti.

Domenica cupa, mi sveglio con l’umore storto. Dopo la consueta doccia, passo alla conta dei difetti allo specchio. Oggi la parte del corpo che merita tutta la mia concentrazione e fastidio è, vediamo vediamo, sì è il collo. Un collo lungo, rilassato, che mostra gli anelli; ne conto due ben visibili. Hanno un nome che è un’evidente presa in giro: collane di Venere. Sembrano gli archetti del vino sul bicchiere, quando una mano petulante agita troppo e senza necessità il liquido contenuto dal vetro lasciando segni netti. Guarda caso, il motivo di tali segni, sia sul vetro che sul collo,…

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Storia di una grande stanchezza.

  “Se non vi è rimasta molta anima, e lo sapete, vi resta ancora dell’anima.” Incredibile come due grandi annate siano state gli anni più devastanti della mia carriera personale. Duemilaquindici finisci in fretta, archiviamo questi dodici mesi di aspettative disattese e calci sui denti, hai vinto tu e mi arrendo. Basta così. Basta. Come te c’è stato solo il Duemiladieci. Cosa hai vinto, vediamo. Hai vinto una spremuta di anni che mi hai portato via in un’unica botta. Bel bottino, complimenti, certo sei di gusti grossolani. Distribuiscili a chi ne ha più bisogno di me, che ne so, a Belèn;…

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