Pensieri fermentati

Non è la giornata migliore per scrivere, colpa dell’autunno arancione e del suo cielo volubile, dell’aria immota e freddina e della luce bianca che conforta poco. E anche di un pranzo domenicale storto che mi fa rimpiangere certe atmosfere familiari dove nelle strade di paese c’era odore di stufa a legna e cantina, lo stesso odore che respiravo in casa dei nonni; ero piccola e al sicuro.

Un odore che ho ritrovato decine di anni dopo, appena adulta, ai pranzi della domenica in altre case; profumo di cannelloni e pollo ruspante cotti nel forno a legna, vino della cantina sociale e diverbi generazionali tra figli unici e genitori apprensivi. Mentre io mi facevo piccola e scomparivo pensando “è questo quello che voglio? “  ed ero sola anche se c’era lui, lontanissima ma piena di sensi di colpa per questi ragionamenti che mi facevano sentire una persona sbagliata, crudele.

Sono passati anni luce da quel momento;  sono a casa e sto cercando di digerire questo pranzo per due accompagnato da ottime intenzioni, vino della trattoria ed evitabili fraintendimenti con conseguenti discussioni all’ultimo sangue, colpa di parole non dette quando sarebbe stato il momento. Per distrarmi cerco su Google immagini  come sono diventati alcuni vecchi i cantanti che non ho mai ascoltato con criterio, autori di certe musichine facili che per motivi a me sconosciuti associo a momenti non particolarmente importanti ma vivi nella mia memoria.

E mi trovo catapultata a Parigi, in una sera d’autunno faticosissima da affrontare per l’abbigliamento inadeguato a quelle temperature. Dopo un pasto intimo consumato da Derrière, in rue de Gravilliers – ricordo anche la via, perché non ho questa memoria per le cose davvero serie?- lui ha comprato una bottiglia di champagne Fidèle de Vouette & Sorbée, il suo nome ci faceva ridere, e siamo tornati a casa a grandi passi: l’appartamento al tremendissimo quinto piano con le scale a chiocciola, arancione, minuscolo e perfetto. Dopo aver versato lo champagne si è seduto sul divano, assorto o forse solo distratto, mentre io ho tirato fuori dal mucchio di vinili un vecchio disco dei Korgis tutto rigato comprato alle pulci il giorno stesso, e l’ho fatto suonare. Eri altrove e ti cercavo disperatamente. Eravamo in due, eppure eravamo soli.

È questo quello che voglio?

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